Torinese, del 1942, è sposata, madre di due figli e nonna di quattro bellissimi nipoti.
E’ la missionaria laica che ha pensato, realizzato e che gestisce tuttora le strutture che – a Quillabamba, in Perù – ospitano una quantità di bambini e di ragazzi, le cui disastrose condizioni famigliari costringerebbero altrimenti a vivere un’esistenza di stenti e di violenza.
Volontaria del Cottolengo da lunghissimo tempo, ha assorbito il carisma cottolenghino di dare sè stessi a coloro che sono più miseri ed emarginati e lo ha trapiantato in una terra lontana, in cui le vicissitudini della vita l’avevano condotta.
Con una incrollabile fiducia nell’aiuto della Divina Provvidenza, non ha esitato a buttare tutta sè stessa in un’impresa che ben poche altre persone avrebbero affrontato con tanto coraggio. Ha creato – praticamente dal niente – un asilo per accogliere una moltitudine di bimbetti che erano all’abbandono, ha affiancato a questa struttura un piccolo ospedale per le cure riabilitative di tanti handicappati (altrimenti abbandonati a loro stessi) ed ha realizzato una scuola/convitto che ha tolto molti bambini dall’ignoranza, dalla miseria , dalla violenza, per indirizzarli verso una realtà migliore, con un bagaglio di conoscenze e di esperienza di vita moralmente e fisicamente sana.
Oggi Marisa divide il suo tempo tra l’Italia ed il Perù, essendo supportata presso le strutture di Quillabamba da Jennifer Gonzales, una splendida signora del posto che opera come factotum.
Giuridicamente, le istituzioni che Marisa ha fondato, fanno parte di una organizzazione riconosciuta con fini benefici: la Divina Providencia mentre, in Italia, Marisa stessa è Presidente Onorario a Vita dell’Associazione di Volontariato Divina Provvidenza – ONLUS, costituitasi nel 2002.
Come è naturale, le attività a Quillabamba evolvono e si diversificano nel tempo. Infatti, dopo più di un decennio dalla realizzazione, ai primi del 2008 si ritenne giunto il momento di far camminare con le proprie gambe l’istituzione della Guarderia Infantil (l’asilo): la struttura – di proprietà comunale – venne restituita al Comune, furono concesse in prestito d’uso tutte le attrezzature e gli arredi, venne organizzato in modo autonomo il personale di vigilanza e di servizio e tutto l’insieme venne lasciato all’autorità pubblica per il prosieguo della gestione.
Infatti, l’assistenzialismo non deve essere passivo, ma è necessario che prima di tutto sia motivo di insegnamento agli enti che, nel tempo, dovranno gestire la cosa in proprio e non più con il supporto assistenziale.
Se non che il Comune, non rispettando le intese intercorse, destinò ad altro uso i locali ed …. il servizio dell’asilo venne abolito. Com’è naturale, si scatenarono subito una quantità di richieste, da parte di gente poverissima che era venuta a trovarsi mancante di una risorsa essenziale per i propri figli.
E così, cedendo alle molteplici insistenze, dopo qualche mese Marisa, fattasi restituire tutte le attrezzature lasciate in uso al Comune, riaprì l’asilo al piano terreno di un fabbricato che, anni fa, aveva acquistato con l’aiuto di amici, per destinarlo all’abitazione di quattro ragazzi che aveva avuto in affido dal tribunale, nonché a foresteria per ospitare i volontari che si recavano a Quillabamba dall’estero.
Adattati al meglio i locali, l’asilo è ripartito, prima con pochi bambini e subito dopo ospitandone una quarantina, tanti quanto possono contenerne i locali.
E per il futuro? Beh, ci penserà la Provvidenza ad indicare la strada da seguire.